Poetessa finlandese di lingua
svedese. Nonostante la malattia che la costrinse per lunghi anni in sanatorio, i
disagi economici e la guerra, la sua attività poetica fu molto intensa.
Dopo un esordio segnato da lirismo delicato e soffuso (
Poesie, 1916;
Lira settembrina, 1918), interpretò e rielaborò la lezione
espressionista, accogliendo l'influsso nietzschiano (
Altare di rose,
1919;
L'ombra del futuro, 1920). L'eccezionale cultura letteraria, la
vibrante tensione spirituale, le suggestioni intense del linguaggio, la
musicalità del verso (specie ne
Il paese che non c'è,
ultima opera, pubblicata postuma nel 1925), la pongono fra le migliori esponenti
della poesia nordica contemporanea (Pietroburgo 1892 - Raivola, Carelia
1923).